Macron e Meloni: le ipocrisie lorde di sangue palestinese

Il presidente francese Macron annuncia che a settembre (dopo il conteggio di qualche altre migliaia di morti palestinesi) il suo governo riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina. Una entità praticamente sconosciuta, eccetto la cosiddetta “Autorità Nazionale Palestinese” (ANP) di Abu Mazen, l’involucro fantoccio e collaborazionista della Cisgiordania prostrato alle mire espansioniste del sionismo. 

L’occasione del riconoscimento dovrebbe essere l’Assemblea Generale dell’ONU; quell’organismo internazionale nato nel ’45 per dirimere guerre e conflitti ma che – all’atto pratico- non ha fatto altro che sancire la legge del più forte. A partire proprio dal conflitto israelo-palestinese datato 1948, quando venne dato il via libera al neo-colonialismo sionista ai danni del popolo della Palestina, in funzione della penetrazione imperialista in Medio Oriente.

Ora Macron, per riprendere l’iniziativa dell’imperialismo francese in un’area che negli ultimi anni lo ha visto in sofferenza, ma in generale per rilanciare il ruolo di Parigi a tutto tondo, se ne esce con la trovata di fare della Francia il 143° paese che riconosce il governo-fantoccio di Ramallah, stampella del genocida Netanyahu. 

Fare tale premessa è indispensabile per dire chiaro e tondo che la Francia, come del resto Spagna, Irlanda,  Norvegia, Svezia Slovenia, Malta, Belgio (i paesi europei che riconoscono il già citato governo-fantoccio) con ciò non riconoscono affatto le ragioni della resistenza palestinese, che rimane la “bestia nera” di tutti gli Stati borghesi, compresi quelli cosiddetti “amici”.

Certo, la notizia si è fatta largo nei mass-media perché la Francia sarebbe la prima potenza del G7 a compiere una simile operazione diplomatica, dando seguito alla ingannevole e plurigettonata formula dei “due Stati”, atta solo a perpetrare il dominio neo-coloniale di Tel Aviv. Cosa evidente  a seguito dei trentadue anni trascorsi dagli accordi di Oslo, quando l’OLP di Arafat svendette nei fatti la causa dell’autodeterminazione palestinese. 

Che l’uscita di Macron sia funzionale proprio a questolo si deduce ancor meglio dalle condizioni messe sul tavolo dal presidente francese: il disarmo di Hamas; la completa liberazione degli ostaggi israeliani; la condanna dell’azione del 7 ottobre 2023; l’esclusione di Hamas dal governo di Gaza. 

In poche parole: la completa capitolazione della resistenza palestinese; dal momento che tutti ormai han capito – si sia o meno allineati con le posizioni politiche di Hamas – che quest’ultima è parte integrante della tenacia con cui un intero popolo resiste allo stragismo dell’IDF.

Condizioni inaccettabili da parte delle vittime di una protervia neo-coloniale, sostenuta in primo luogo dagli imperialismi d’Occidente, che viene da lontano e che non si ferma, nonostante gli ipocriti piagnistei, di fronte a nulla. Una protervia che già nel ’48 permise all’IDF di mettere sotto controllo, cioè occupare, i due terzi in più del territorio della Palestina. Cosa che ha gettato le premesse perché la Cisgiordania odierna, grazie anche ai collaborazionisti alla Abu Mazen, venisse con il tempo letteralmente invasa dagli insediamenti dei coloni sionisti (ad oggi se ne contano più di 500 “illegali”). 

Quella che sembra una “grande apertura” da parte del presidente francese è in realtà una mastodontica presa in giro verso le vittime di Gaza che quotidianamente popolano i notiziari dell’opulento Occidente. Le condizioni di Macron fatte per separare, sono parole sue: “chi ha scelto la guerra e il terrorismo da chi ha scelto pace e dialogo” rappresentano il “meglio” di quel peloso imperialismo occidentale che, senza pudore, gioca sulla pelle dei palestinesi facendo finta di piangere le vittime innocenti di Gaza.

Non a caso la polemica che ne è scaturita con lo stesso Netanyahu (“quello di Macron è un premio al terrorismo e una minaccia per noi”) e con il segretario di Stato USA Marco Rubio (“la proposta va respinta”) si inserisce non in un conflitto umanitario tra Stati, bensì in una diversa loro collocazione su come usare al meglio l’oppressione del popolo palestinese. Partendo dal fatto che la Francia, come si diceva, ha bisogno di ricollocarsi sullo scacchiere del Medio Oriente, oltre che su quello africano.

Sotto una simile ottica va vista anche la rancida politica gattopardesca dell’imperialismo italiano. Il ruolo di “pontiera” che Meloni si è ritagliata fra Trump-due e l’U.E. la spinge a stare nel mezzo su tutte le questioni, tendendo preferibilmente verso Washington quando è presa per i capelli.

L’Italia, dopo essersi astenuta nel 2024 all’ONU sulla qualificazione della Palestina (di Abu Mazen) a diventarne Stato membro, in occasione della mossa propagandistica di Macron è riuscita a fare perfino peggio di lui, sostenendo con la capa del governo che la cosa oggi sarebbe “controproducente”. A seguire il maggiordomo ministro degli Esteri Antonio Tajani ha specificato che “ci interessa la pace, non la vittoria dell’uno sull’altro”, come se l’infamia dell’oppressione sionista sulla Palestina e la sacrosanta reazione popolare nei territori occupati fosse paragonabile alla finale mondiale dei pesi massimi di boxe. Tra l’altro lo squallido soggetto è corso a specificare che “in contemporanea” la Palestina dovrebbe riconoscere a sua volta lo Stato d’Israele…in questo modo la frottola dei “due Stati” avrebbe un senso compiuto. 

A prescindere dal fatto che tale “riconoscimento” è già avvenuto a Oslo nel 1993, coi risultati che abbiamo visto, proprio dalla storia passata e recente di questo conflitto chi veramente ha a cuore l’autodeterminazione del popolo palestinese non può che dedurne la necessità della demolizione dello Stato sionista d’Israele come condizione “sine qua non” per l’avvio della soluzione al problema. La cui conclusione è affidata alla lotta del proletariato d’area e, più in generale, a quella delle masse oppresse di ogni latitudine.

La Meloni pur divergendo da Macron sulla “opportunità” di un (fasullo) riconoscimento, fa a gara nel campionato dell’ipocrisia lorda di sangue. Di varare qualche pallida sanzione verso Israele che si avvicini timidamente alle sanzioni anti-russe decise per la guerra in Ucraina non se ne parla nemmeno. In più la Meloni, dopo aver versato la sua lacrimuccia per i bambini palestinesi affamati e mitragliati, si guarda bene dal mettere in discussione quel tristemente famoso “Memorandum d’intesa” con Israele relativo alla fornitura di armi!

Se Macron incarna fuori tempo massimo i pruriti della vecchia “Grandeur” francese, la Meloni a sua volta riproduce – a metà tra la farsa e la tragedia – il noto sciacallaggio che accompagna i trascorsi dell’imperialismo italiano: dalla marcia della morte nel deserto libico per le popolazioni del Fezzan non sottomesse (1930-’31), allo sterminio coi gas degli abissini (1935-’36), al repulisti anti-slavo nei Balcani (1941-’43)… sempre in nome della “civiltà” e degli italiani “brava gente”.

Oggi tale linea si traduce nell’esplicitare un vomitevole cordoglio verso le vittime di Gaza (dopo oltre 60mila morti!) nel mentre si continua ad armare e a sostenere politicamente, come se nulla fosse, il carnefice! Non si vuole di certo turbare i progetti che i gruppi imperialisti italiani, sulle orme di Netanyahu e di Trump, stanno già facendo su una Gaza trasformata in “riviera” o in “paradiso fiscale” una volta eliminata dalla faccia della terra la popolazione autoctona.   

Nel frattempo, l’altro vice-primo ministro, nella figura di Matteo Salvini, riceveva alla Camera dei deputati, dalle mani dell’ambasciatore sionista Jonathan Peled, il premio Italia-Israele per le sue “posizioni di coraggio e rottura” come aperitivo al giornaliero massacro a Gaza di civili in coda per il cibo. Questa è la banda di assassini e di spacciatori di menzogne che è al governo dell’Italia – contro la quale ancora si fa poco, troppo poco per chiamarla a rispondere dei propri crimini interni ed esterni.

Ancora una volta dovrebbe essere evidente a tutti/e che in tutti i paesi dell’Unione europea la classe dominante è schierata dalla parte del colonialismo sterminista di Israele, e nessun accorato appello “umanitario” potrà convertirla (ne parliamo perché ancora oggi leggiamo di possibili appelli a Mattarella, uno dei più incalliti e incorreggibili sostenitori del sionismo).

Rimane solo una cosa da fare: lottare con tutte le nostre forze, insieme agli sfruttati e agli oppressi di tutto il mondo, per sostenere con scioperi, boicottaggi, blocchi della logistica di guerra, manifestazioni di massa, il movimento per la liberazione integrale della Palestina, e per liberare l’umanità dai servi del capitale alla Meloni e alla Macron e dalle loro mortifere strutture di dominio.            

Qui sotto un esempio della vergognosa ipocrisia del governo italiano, che nega di dare armi ad Israele, ma è invece uno dei tre primi fornitori di armi, venendo subito dopo Stati Uniti e Germania (a fornire lo stato sionista dei mezzi per produrre bombe atomiche ci aveva già pensato molti anni fa la Francia).

pungolorosso.com/2025/07/28/macron-e-meloni-le-ipocrisie-lorde-di-sangue-palestinese/

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